Santi del 22 Aprile
*Abrosino *Adalberto *Agapito I *Alessandra e & *Apelle *Caio *Epipodio e Alessandro *Francesco da Fabriano *Leone di Sens *Leonida *Lucio - Discepolo del Signore *Maryahb *Miles e Compagni *Ndoc Suma *Opportuna di Seez *Senorina di Vieira *Sotere *Stefano d’Ungheria *Teodoro il Siceota *Altri Santi del giorno *
*Sant'Abrosino - Martire (22 Aprile)
Emblema:
Palma
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Abrosino, pregate per noi.
*Beato Adalberto - Conte di Ostrevant (22 Aprile)
† 22 aprile 790 ca.
Etimologia: Adalberto = di illustre nobiltà, dal tedesco
Visse nel sec. VIII, ma poche sono le notizie certe intorno alla sua vita. Nato da illustre casato, fu un ricchissimo signore della corte carolingia e sposò s. Regina, nipote di Pipino il Breve, dalla quale pare che abbia avuto dieci figlie.
La primogenita, Ragenfreda o Reinfreda, è venerata come Santa. Adalberto fu di una inesauribile carità e fondò per le figlie un monastero a Denain (Nord), nel quale alla sua morte, avvenuta il 22 aprile 790 ca., fu sepolto.
Il Proprio (a. 1625) dell'abbazia di Denain contiene tre lezioni nell'officiatura a lui dedicata il 22 apr. col titolo di Beato; però qualche martirologio che lo commemora gli attribuisce il titolo di Santo.
(Autore: Roger Desreumaux - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Adalberto, pregate per noi.
*Sant'Agapito I - Papa (22 Aprile)
m. 536
(Papa dal 13/05/535 al 22/04/536)
Fu eletto Papa il 13 maggio 535 ma il suo pontificato durò poco più di undici mesi. Un periodo durante il quale l'imperatore d'Oriente Giustiniano riuscì a conquistare la rimanente parte del Medio Oriente e gran parte dell' Africa nord orientale, già regno dei Goti. Poi inviò il suo generale Belisario in Italia: sbarcato in Sicilia diresse le sue truppe verso Napoli e da li si preparò a sferrare l'attacco finale a Roma.
Il principe ostrogoto Teodato riuscì però a costringere papa Agapito, usando la «longa manus» imperiale, ad intraprendere un duro viaggio verso Bisanzio, al fine di riuscire a convincere l'imperatore a desistere dalla sua impresa.
Giunto a Costantinopoli, Agapito fu accolto con tutti gli onori ma non riuscì a far desistere Giustiniano dai propositi di riconquista della penisola italica. In compenso però, Agapito inflisse un duro colpo all'eresia monofisita, riuscendo a far allontanare il patriarca Antimo e a insediare il patriarca Menas. Dopo le fatiche del viaggio il Papa si ammalò gravemente. Morì il 22 aprile 536. (Avv.)
Etimologia: Agapito = amabile, dal greco
Martirologio Romano: A Costantinopoli, anniversario della morte di sant’Agápito I, papa, che si adoperò con fermezza perché il vescovo di Roma fosse eletto liberamente dal clero dell’Urbe e la dignità della Chiesa fosse ovunque rispettata; mandato poi dal re dei Goti Teódoto a Costantinopoli presso l’imperatore Giustiniano, difese la retta fede e ordinò Mena vescovo della città, dove riposò nella pace.
Sembra fosse imparentato con San Gregorio Magno e con San Felice IV. Egli stesso figlio del prete Giordano rettore della chiesa dei SS. Giovanni e Paolo sul Celio di Roma, il quale fu ricordato per essere stato trucidato durante lo scisma, in quanto seguace di Simmaco.
Agapito fu consacrato il 13 maggio del 535.
Il suo regno durò poco più di undici mesi ma pur non essendo stato artefice di grandi eventi, grandi eventi si svolsero in quei pochi mesi.
L'imperatore d' oriente Giustiniano riuscì a conquistare la rimanente parte del medio oriente e gran parte dell' Africa nord orientale, già regno dei goti.
Amalasunta, madre di Atalarico fu fatta assassinare (mediante strangolamento) da Teodato (principe ostrogoto, figlio Amalafreda, sorella di Teodorico) che diede così il pretesto a Giustiniano, di inviare il suo generale Belisario per dirimere le questioni, il quale dopo essere sbarcato e conquistato la Sicilia diresse le sue orde verso Napoli e da li si preparò a sferrare l'attacco finale a Roma che avrebbe inizialmente dovuto essere assediata.
Teodato non essendo preparato militarmente per le grandi battaglie riuscì però a costringere il pontefice, usando la "longa manus" imperiale, ad intraprendere un duro viaggio verso Bisanzio, al fine di riuscire a convincere l' imperatore a desistere dalla sua impresa.
Agapito si sottomise e non avendo fondi per affrontare il viaggio impegnò alcuni arredi della basilica di San Pietro.
Giunto a Costantinopoli, Agapito fu accolto con tutti gli onori ma non riuscì a far desistere Giustiniano dai propositi di riconquista della penisola italica.
Durante il suo brevissimo soggiorno a Costantinopoli però una cosa riuscì a rimediare: un' ulteriore sconfitta all'eresia monofisista, riuscendo a far allontanare il patriarca Antimo (protetto dall'imperatrice Teodora) a favore dell'insediamento del patriarca Menas, di radice cattolico-romana.
Agapito, dopo le fatiche del viaggio si ammalò gravemente fino all'estrema conseguenza che accadde il 22 aprile del 536. I suoi funerali furono volutamente di estrema sontuosità e la sua salma fu traslata a Roma per essere sepolta nel sagrato di San Pietro.
Agapito (dal greco agapitos = amato, amabile) fu proclamato Santo e festeggiato il 28 aprile.
(Autore: Franco Prevato - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Agapito I, pregate per noi.
*Sant'Alessandra e Compagni - Martiri a Nicomedia (22 Aprile)
† Nicomedia (Bitinia), 18 e 22 aprile 303
Alessandra, Apollo, Isacco, Codrato.
Il nome Alessandra è il femminile di Alessandro; deriva dal greco "Aléxandros" e significa “protettrice degli uomini”.
Il nome è sempre stato usato fin dall’antichità e della versione maschile si ricordano due re dell’Epiro, tre re di Macedonia, due re di Siria, un imperatore romano, otto papi, oltre 40 santi, tre re di Scozia, tre imperatori di Russia, ecc.
Nella versione femminile, il nome Alessandra è stato portato oltre che da sei fra regine e imperatrici, anche da cinque cristiane martiri, curiosamente sempre inserite in altrettanti gruppi di martiri.
Il più noto dei quali è quello di Amiso (Alessandra, Claudia, Eufrasia, Matrona, Giuliana, Eufemia e Teodosia) celebrate il 20 marzo; poi c’è il gruppo delle martiri di Ankara (Tecusa, Giulitta e altre) celebrate il 18 maggio; poi c’è il gruppo di Ancira, il gruppo di Antiochia e infine il gruppo di Nicomedia di cui parliamo in queste note.
Bisogna dire che per quanto poco noto, il gruppo dei martiri di Nicomedia, composto da Alessandra, Apollo, Isacio (Isacco) e Codrato (Crotato) è menzionato da un numero rilevante di fonti agiografiche, sono ben 11 i Martirologi, Sinassari, Menologi, orientali ed occidentali che ne parlano; si evita qui di elencarli tutti.
Secondo una ‘passio’ armena, connessa al ciclo delle storie di s. Giorgio martire, Alessandra, ritenuta moglie leggendaria di Diocleziano, a volte di Daziano re persiano, per aver difeso e perorato con eccessivo zelo la causa dei cristiani, perseguitati per la loro fede, finì per incorrere nelle ire dell’imperatore, il quale dopo averla percossa e torturata di sua mano, la fece decapitare il 18 aprile del 303, primo anno della sua violenta e sanguinaria persecuzione.
Uguale sorte subirono nei giorni seguenti, Apollo, Isacco e Codrato, probabilmente domestici o funzionari di Alessandra; sebbene fossero legati da vincoli di varia natura con la Casa imperiale, non fu risparmiato loro il tormento della fame e infine la decapitazione.
Le condanne furono eseguite a Nicomedia in Bitinia, dove Diocleziano aveva stabilito la sua residenza imperiale.
I Sinassari orientali affermano che essi si erano convertiti al cristianesimo, considerando fra loro il coraggio con cui il martire San Giorgio di Lydda, loro contemporaneo, aveva affrontato il martirio in Palestina. La memoria dei martiri sopra menzionati, è celebrata secondo i vari testi in date diverse, dove il 21 e dove il 22 aprile; le successive aggiunte o presunte precisazioni, sui luoghi e sui fatti della vita e del martirio dei suddetti Santi, si colorarono di leggenda e di mancanza di fondamenti storici.
(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Alessandra e Compagni, pregate per noi.
Tra i fedeli di Roma, ai quali San Paolo invia saluti, figura Apelle, distinto con l'onorevole titolo di "il probato in Cristo", il che vuol dire che con le prove subite per la fede si era dimostrato cristiano sincero.
Lo pseudo-Ippolito, nel suo trattato De LXX discipulis Christi, pone Apelle al ventottesimo posto, dicendolo vescovo di Smirne.
Da questa fonte dipendono i menologi greci che lo ricordano come il primo vescovo di quella città, dove profuse i tesori della sua predicazione.
Il Martirologio Romano ricorda Apelle insieme con Lucio (un altro discepolo del Signore secondo lo stesso pseudo-Ippolito) il 22 aprile e, col nome leggermente cambiato (Apellio), il 10 settembre; ma non si sa con certezza se Apelle e Apellio siano la medesima persona.
La stessa incertezza esiste intorno al nome del compagno, il quale il 22 aprile si chiama Lucio e il 10 settembre Luca; ad essi, inoltre, è aggiunto un terzo compagno, di nome Clemente.
Tutti e tre sono detti martiri, qualifica di cui la commemorazione del 22 aprile non fa cenno; non di meno i greci li identificano, pur conoscendo un altro Apelle, che dicono vescovo di Eraclea in Tracia, e che ricordano il 30 giugno.
Bisogna per altro supporre che il Martirologio Romano, che di consueto non commemora due volte il medesimo Santo, abbia ritenuti martiri due persone distinte o ne abbia ripetuto il nome per inavvertenza.
(Autore: Teofilo Garcia de Orbiso – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Apelle, pregate per noi.
*San Caio - Papa (22 Aprile)
m. 296
(Papa dal 17/12/283 al 22/04/296)
Su Papa Caio (come su Papa Sotere che viene ricordato sempre oggi) abbiamo poche notizie certe. Di lui si diceva che fosse parente di Diocleziano e fosse altresì zio di una non meglio identificata Santa Susanna. A lui inoltre si faceva risalire la definitiva strutturazione degli ordini inferiori all'episcopato.
Ma sono notizie non verificabili, mentre sembra da escludere il suo martirio, perché - sul soglio di Pietro dal 283 al 296 - morì prima che Diocleziano scatenasse, nel 303, la persecuzione. (Avvenire)
Etimologia: Caio = lieto, felice, dal latino
Martirologio Romano: A Roma nel cimitero di Callisto sulla via Appia, deposizione di San Gaio, papa, che, fuggito dalla persecuzione dell’imperatore Diocleziano, morì confessore della fede.
La leggenda vuole che Caio fosse nato nell'antica città dalmata di Salona (nda: attuale Solin a circa 5 km, NE di Spalato), da nobile famiglia romana imparentata con l'imperatore Diocleziano.
Fu consacrato Papa il 17 dicembre 283. Comunque, durante il suo pontificato le repressioni anticristiane furono di gran lunga attenuate. Vi furono concessioni per la costruzione di nuove chiese e l'ampliamento dei cimiteri.
Nel contempo sul "fronte interno" si moltiplicarono le eresie. L'ultima in ordine cronologico fu quella di "Mitra" (nda: eresia di tipo manicheistico, di provenienza asiatica, per la quale Dio assumeva in se la contrapposizione celeste della luce e delle tenebre).
Morì il 22 aprile del 296. Contrastata è la sua santificazione ed il suo martirio, anche per il fatto che Diocleziano scatenò le persecuzioni solo nel 303.
Le sue spoglie furono deposte prima nel cimitero di San Callisto, nel 1631 in quella che fu la sua casa in Roma e trasformata in chiesa.
Nel 1880, quando la chiesa fu demolita per costruirvi il "Ministero della Guerra" di via XX settembre, le reliquie furono traslate nella cappella della famiglia Barberini.
(Autore: Franco Prevato - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Caio, pregate per noi.
*Santi Epipodio e Alessandro - Martiri di Lione (22 Aprile)
† Lione, 22 aprile 178
Martirologio Romano: A Lione in Francia, Sant’Epipodio, che dopo i quarantotto gloriosi martiri di questa città, fu arrestato insieme al diletto amico Alessandro e concluse il suo martirio con la decapitazione.
Sono commemorati nei martirologi (Geronimiano e Romano) rispettivamente il 22 ed il 24 aprile, ma poiché morirono nella stessa occasione e le fonti letterarie li ricordano insieme, anche noi ne parliamo sotto la stessa «voce».
Il più antico documento che tratta di loro è un’omelia attribuita ad Eusebio di Emesa, ma che probabilmente appartiene ad Eucherio di Lione, poiché appare recitata a Lione, città che custodiva i sepolcri dei due martiri.
In essa i due santi sono paragonati agli Apostoli Pietro e Paolo e si afferma che la polvere dei loro sepolcri era molto ricercata dai fedeli, perché miracolosa. Più tardi, san Gregorio di Tours attesta che i corpi di Epipodio e Alessandro si trovavano nella cripta della basilica di San Giovanni a Lione, ai lati dell’altare in cui era sepolto Sant'Ireneo. Evidentemente, prima di san Gregorio era stata operata una traslazione poiché la passio, più antica, riferisce che subito dopo il martirio i corpi dei due furono nascosti e sepolti in una grotta sita in un colle fuori la città.
Una conferma di questa traslazione si ha dalla notizia del Martirologio Geronimiano, in cui, al 24 aprile, si legge «et dedicatio criptae ubi corpora eorum requiescunt». Veramente questa frase nel contesto del Geronimiano sembra appartenere al gruppo dei XXXIV martiri che sarebbero periti con Alessandro, ma quel gruppo era di Alessandria di Egitto: infatti, nella passio non si parla assolutamente di compagni di Epipodio e Alessandro.
Questo scritto, sebbene non possa annoverarsi tra le fonti più genuine dell’agiografia, tuttavia per certe sue caratteristiche di semplicità, per la sua sincerità di esposizione, almeno nelle cose essenziali, e per la sua alta antichità (fu scritto probabilmente nel secolo V) è degno di considerazione e, del resto, è l’unica fonte che ci dia notizie sulla vita e la morte dei due santi.
Epipodio e Alessandro erano due giovani amici che fin dall’infanzia avevano studiato insieme ed insieme erano cresciuti nella virtù.
Durante la famosa persecuzione che sconvolse la Chiesa di Lione nel 177, per timore fuggirono e si nascosero nella casa di una vedova, che abitava fuori la città, dove vissero per qualche tempo.
Traditi da un domestico, furono arrestati e condotti al tribunale del governatore. Per primo fu interrogato Epipodio che, essendo il più giovane dei due, si pensava avrebbe ceduto più facilmente; ma il martire resistette impavido alle lusinghe e alle torture e fu decapitato il 22 aprile 178.
Due giorni dopo anche Alessandro fu condotto al tribunale e dopo essere stato flagellato, fu condannato ad essere crocifisso. I cristiani poterono recuperare i loro corpi e li seppellirono in una grotta. In seguito ad un miracolo, il loro culto si divulgò e più tardi le reliquie furono trasferite nella chiesa di San Giovanni.
Nel 1562, quando Lione fu occupata dai calvinisti le tombe furono violate e le reliquie bruciate; furono salvate soltanto alcune parti che si conservano nella chiesa di san Giusto a Lione.
(Autore: Agostino Amore – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Epipodio e Alessandro, pregate per noi.
*Beato Francesco da Fabriano (22 Aprile)
Fabriano, 1251 - Fabriano, 22 aprile 1322
Predicatore francescano della famiglia Venimbeni, soprattutto in Umbria e nel Piceno. Nella sua città eresse una chiesa e un convento con una notevole biblioteca.
Culto approvato nel 1775.
Martirologio Romano: A Fabriano nelle Marche, Beato Francesco Venimbeni, sacerdote dell’Ordine dei Minori, insigne predicatore della parola di Dio.
Il Beato Francesco nacque a Fabriano (Ancona) da Compagno Venimbene, medico, e Margherita di Federico.
Dopo aver compiuto gli studi di filosofia, all'età di 16 anni, entrò nell'Ordine Francescano. Mentre era novizio a Fabriano, ebbe il permesso di recarsi ad Assisi per lucrarvi l'indulgenza della Porziuncola.
Qui incontrò frate Leone, uno dei primi compagni di San Francesco, e ne lesse gli "scritti". Per ben due volte, nel 1316 e nel 1318-21, fu superiore del nuovo convento costruito dai confratelli a Fabriano.
L'eredità paterna gli permise di costruire una biblioteca dove raccolse una copiosa quantità di manoscritti e in seguito a ciò divenne il primo fondatore delle biblioteche in seno all'Ordine Francescano.
Tutta la sua vita fu devoluta all'attenzione verso i poveri, gli emarginati e gli ammalati. Egli stesso si prendeva cura dei bisognosi a cui forniva il sostegno materiale e spirituale.
Infaticabile era il suo zelo per le anime: trascorreva molte ore in confessionale o nell'annunzio della parola di Dio. Vestiva una rozza tunica, si flagellava con aspre discipline, dormiva poco per dedicare più tempo possibile alla preghiera.
Argomento della sua contemplazione erano i misteri della Passione di Cristo, che lo commuovevano fino al pianto. Celebrava la santa Messa con fervore ed era devotissimo delle anime del Purgatorio.
Morì, come aveva previsto il 22 aprile 1322, all'età di 61 anni. Il suo culto fu riconosciuto da Pio VI il 1 aprile 1775.
(Autore: Elisabetta Nardi – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Francesco da Fabriano, pregate per noi.
*San Leone di Sens - Vescovo (22 Aprile)
† 547 circa
Martirologio Romano: A Sens nel territorio della Neustria, in Francia, san Leone, vescovo.
La lista episcopale di Sens colloca Leone (lat. Leo; fr. Leon) al sedicesimo posto dopo Paolo. Leone si fece rappresentare al concilio di Orléans del 533 e prese parte, di persona, a quello del 538. Già anziano, scrisse al re Childeberto I (511-558) per distoglierlo dall’accedere alla richiesta del popolo di Melun che chiedeva una propria diocesi, perché il territorio di questa sarebbe stato, in gran parte, staccato da quello di Setis.
Si pensa che egli possa identificarsi con il vescovo di questo nome che, verso il 512, insieme a due confratelli, rivolse una lettera di rimostranze a san Remigio di Reims, per una sanzione troppo indulgente nei confronti di un prete colpevole; essi ricevettero una dura risposta. Constitutus, suo successore, intervenne al concilio di Orléans del 549.
La morte di Leone è fissata al 547 circa.
Il Martirologio Geronimiano menziona la sua depositio al 22 aprile, data nella quale il santo è stato iscritto anche nel Martirologio Romano. Antiche litanie dei Santi, provenienti dall’abbazia di Saint-Germain-des-Prés, presso Parigi, portano il suo nome.
L’arcivescovo di Sens, Ansegiso (871-885) trasferì dalla città al monastero di Saint-Pierre-Le-Vif le reliquie di Leone con quelle dei suoi tre predecessori, che precedentemente riposavano nella basilica dei Santi Gervasio e Protasio; ricostruita, questa prese il nome di san Leone, in attesa di essere unita, più tardi, alla chiesa di San Nicola.
(Autore: Paul Viard – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Leone di Sens, pregate per noi.
*San Leonida - Martire, Padre di Origene (22 Aprile)
Etimologia: Leonida = simile al leone, forte, dal greco
Emblema: Palma
Martirologio Romano: Ad Alessandria d’Egitto, commemorazione di San Leonida, martire, che sotto l’imperatore Settimio Severo fu trafitto con la spada per la fede in Cristo, lasciando Origene, suo figlio, ancora bambino.
L'editto di Settimio Severo, come dice Clemente Alessandrino, riempì l'Egitto di martiri: tra questi Eusebio nomina Leonida che ebbe il capo troncato nel 204, lasciando orfani sette figli, il maggiore dei quali, appunto Origene, aveva appena diciassette anni.
Nel narrare la vita di quest'ultimo poi, il medesimo storico si sofferma lungamente a descrivere le cure con le quali Leonida educò il figlio allo studio della Sacra Scrittura prima che a quello delle lettere, come ringraziasse Iddio di aver avuto un figlio cosí precocemente entusiasta di quegli studi, come riconoscesse la mano di Dio nel fanciullo, e di notte, quando questi dormiva, si soffermasse a baciargli il petto quasi fosse un sacrario dello Spirito Santo.
Lo stesso Eusebio ci ha conservato un frammento della lettera che il figlio diciassettenne gli inviò in prigione per esortarlo al martirio.
Nella letteratura agiografica greca, il nome di Leonida, padre di Origene, appare in mezzo ad un gruppo di dieci martiri celebrati il 5 giugno: ma le cose che si raccontano di essi sono frutto più di immaginazione che di indagine storica.
Chi forgiò quelle tradizioni non immaginò che quel Leonida fosse appunto il padre di Origene di cui parlava già Eusebio.
Il Martirologio Romano, invece, celebra Leonida al 22 aprile, giacché il Baronio credette di ravvisare il nome del nostro nel Geronimiano a questa data, dove invece è celebrato l'omonimo martire di Corinto.
(Autore: Giovanni Lucchesi – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Leonida, pregate per noi.
*San Lucio (Luca) - Discepolo del Signore (22 Aprile)
Etimologia: Lucio = luminoso, splendente, dal latino
Il Martirologio Romano al 22 aprile reca: "Smyrnae sanctorum Apellis et Lucii ex primis Christi discipulis", e al 10 settembre: "Iterum sanctorum martyrum Apellii, Lucae et Clementis".
Tutti sono d'accordo sul fatto che molte sono le confusioni al riguardo, circa i nomi medesimi e le attribuzioni.
Il Baronio attinge ai menei greci, ma per inavvertenza omette Clemente al 22 aprile e muta i nomi di Apelle e di Lucio In realtà sembra non esset dubbio trattarsi dei medesimi tre santi: i menei greci, nel presentare brevemente il loro elogio, indicano alle due date le stesse attribuzioni: apostoli, vescovi rispettivamente di Smirne (Apelle), di Laodicea (Lucas o Lucius) e di Sardi (Clemente).
E c'è un altro argomento: fonte di queste notizie è il trattato De LXX discipulis Christi, dello pseudo-Ippolito. Lucius sembra pertanto il vero nome, già erroneamente mutato in AOUX&S in alcuni menei greci, che tuttavia, come già notava il Baronio, ben lo distinguevano dall'evangelista.
Variazione che ha suggerito il riferimento del nostro Lucio al Luca cui accenna San Paolo dove senz'altro Paolo parla dell'evangelista.
Infine, non si sa quale valore possa avere l'indicazione di "martiri" che troviamo nel Martirologio Romano soltanto al 10 settembre. Unica fonte dunque per la stessa esistenza di Lucio è il trattato dello pseudo Ippolito, sulla cui attendibilità si è, per lo meno, molto scettici.
Lo scrittore agiografico portoghese Giorgio Cardoso riferiva che il nostro Lucio, discepolo del Signore, è venerato con Ufficio ecclesiastico di seconda classe ad Ebora presso i Carmelitani Scalzi, nella chiesa consacrata alla Vergine Madre del Rimedio, in cui essi conserverebbero il capo di San Lucio loro donato dall'arcivescovo di Ebora, Giuseppe De Mello; questi lo avrebbe portato da Roma dove era stato come rappresentante del proprio regno.
(Autore: Francesco Spadafora – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Lucio, pregate per noi.
*San Maryahb - Corepiscopo, Martire in Persia (22 Aprile)
† 341 (?)
Martirologio Romano: Commemorazione di san Maryáhb, il cui nome significa ‘il Signore dispone’, corepiscopo e martire in Persia, che, durante la persecuzione del re Sabor II, nell’ottava di Pasqua subì il martirio per Cristo.
Già si è parlato, in modo generico di Maryahb a proposito di un gruppo di martiri persiani in cui figurano Eliodoro, Dasan (Dosa), Maryahb, Abdiso e CCLXXV compagni. Sotto la forma grecizzata di Mareabos egli è citato da Sozomeno in una lista di vescovi persiani martirizzati durante la persecuzione (340-79) di Sapore II.
Con la traduzione latina di quest'opera, divenuta la Storia Ecclesiastica tripartita di Cassiodoro-Epifanio, il corepiscopo persiano presta in modo curioso la propria persona a profitto di un paio di martiri immaginari: "Eodemque tempore passus est una cum Marea Bichor episcopus atque clorici circa dicenti et quinquaginta, qui cum eo capti a Persis fuerant compresenti".
É merito del moderno specialista dei martiri persiani, P. Devos, l'avere recentemente posto in luce in modo definitivo come Mareabe-corepiscopo si sia trasformato in Marea e Bichor episcopi, dato che P. Peeters aveva cercato invano di identificare questi due vescovi sconosciuti.
In realtà la fortuna di questi due personaggi durò a lungo. Floro li introdusse in una lista piuttosto incerta dei martiri persiani, nel suo Martirologio, al 22 aprile, e Adone e Usuardo li mantennero nella stessa forma. C. Baronio diede loro diritto di cittadinanza nel suo Martirologio allo stesso giorno, in cui si legge ancor oggi, alla fine dell'enumerazione dei martiri persiani: "Marea quoque et Bicor episcopi cum aliis vigenti episcopis…".
(Autore: Joseph-Marie Sauget – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Maryahb, pregate per noi.
*Santi Miles, Aborsam (Abrosimo) e Sinai - Martiri in Persia (22 Aprile)
Emblema:
Palma
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Miles, Aborsam e Sinai, pregate per noi.
*Beato Ndoc Suma - Sacerdote e Martire (22 Aprile)
Scheda del Gruppo a cui appartiene:
"Beati Martiri Albanesi" (Vincenzo Prennushi e 37 compagni) - 5 novembre
Nenshat, Albania, 31 luglio 1887 – Pistull, Albania, 22 aprile 1958
Don Ndoc Suma, sacerdote della diocesi di Scutari, esercitò il suo ministero in molti villaggi della diocesi di Sappa.
Arrestato quand’era parroco a Pistull, venne accusato di contatti con agenti sovversivi inviati dallo straniero.
Condannato a trenta anni di lavori forzati, ne scontò solo una parte, morendo il 22 aprile 1958. Compreso nell’elenco dei 38 martiri albanesi capeggiati da monsignor Vinçenc Prennushi, è stato beatificato a Scutari il 5 novembre 2016.
Ndoc Suma nacque a Nenshat, nel nord dell’Albania, il 31 luglio 1887. Frequentò il primo anno degli studi filosofici al Pontificio Seminario di Scutari, poi fu trasferito a Innsbruck in Austria.
Fu ordinato sacerdote nella cappella del Seminario di Scutari il 21 settembre 1911 e celebrò la prima Messa tre giorni dopo al suo paese.
Si dedicò senza risparmi al popolo, vivendo in mezzo ad esso e raccogliendo le leggende e le antiche tradizioni albanesi. Energico ma calmo, dotato di una voce sonora, fu molto apprezzato dai fedeli delle parrocchie di Kçira, Koman, Narac Lac Vau Deja e Pistull, nella diocesi di Sappa.
In quest’ultima località, l’8 dicembre 1946, venne arrestato. Ne apprese il motivo durante il suo processo: era accusato di contatti con agenti sovversivi inviati dallo straniero.
Rientrato nella sua cella, commentò amaramente: «Solo ora ho capito cosa io abbia mai fatto».
La sua condanna fu di trent’anni di lavori forzati, ma intervenne la morte a liberarlo, il 22 aprile 1958.
Compreso nell’elenco dei 38 martiri albanesi capeggiati da Monsignor Vinçenc Prennushi, dei quali fanno parte altri diciannove sacerdoti diocesani, è stato beatificato a Scutari il 5 novembre 2016.
(Autore: Emilia Flocchini – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Ndoc Suma, Aborsam e Sinai, pregate per noi.
*Sant'Opportuna di Seez - Badessa (22 Aprile)
Martirologio Romano:
Nel territorio di Séez in Neustria, ora in Francia, Santa Opportuna, badessa, insigne per il suo spirito di estrema astinenza e per l’austerità di vita.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Opportuna di Seez, pregate per noi.
*Santa Senorina di Vieira - Badessa (22 Aprile)
Martirologio Romano: A Basto in Portogallo, Santa Signorina, badessa, di cui si racconta che Dio, per le sue preghiere, sfamò immediatamente le monache rimaste senza cibo.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santa Senorina di Vieira, pregate per noi.
*San Sotere (o Sotero) - 12° Papa (22 Aprile)
m. 175
Fu Papa dal 166 al 175.
Nato a Fondi, in Campania ma attualmente in provincia di Latina, da famiglia di origine greca, fu sempre molto attento nel mantenere stretti rapporti con i cristiani residenti al di là del mare Adriatico. Non è escluso che già all'epoca si fosse presentata la possibilità di una opinione diversa circa l'interpretazione del pensiero teologico di Cristo, ovvero l'embrione di uno scisma, che purtroppo accadrà successivamente.
Sotere (o Sotero), cercò comunque di mantenere unita la comunione della fede cristiana, nonostante il tallone di un imperatore come Marco Aurelio. Sotto il suo pontificato emersero idee eretiche montaniste.
Il pontefice costituì per contro un ordine diaconale femminile, anche per rispettare riti greci di più antica memoria e con essi salvaguardare il pensiero cristiano.
Le sue spoglie sembra siano state dapprima sepolte accanto alle spoglie di Pietro, poi trasportate nelle catacombe di San Callisto e, sotto il papato di Sergio II, traslate nella chiesa di San Silvestro a Roma.
Successivamente da San Silvestro alla chiesa di San Sisto e poi in parte disperse fino a finire a Toledo. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Roma, san Sotéro, Papa, del quale San Dionigi di Corinto celebra l’egregia carità per i fratelli, poveri pellegrini, afflitti dalla miseria o condannati ai lavori forzati.
Proclamato santo in qualche epoca, ora il suo nome non compare più nel Calendario Universale.
Nato a Fondi, in Campania ma attualmente in provincia di Latina, da famiglia di origine greca, fu sempre molto attento nel mantenere stretti rapporti con i cristiani residenti al di là del mare Adriatico (nda : già considerata Chiesa Cristiana d'Oriente), anche attraverso opere caritatevoli.
Non è escluso che già all'epoca si fosse presentata la possibilità di una opinione diversa circa l'interpretazione del pensiero teologico di Cristo, ovvero l'embrione di uno scisma.... che purtroppo accadrà successivamente.
Sotero, cercò comunque di mantenere unita la comunione della fede cristiana, nonostante il tallone di un imperatore come Marco Aurelio.
Sotto il suo pontificato emersero idee eretiche "montaniste" (nda: eresia frigia, di radice gallica che ricondussero il pensiero al suo precursore - Montano, di origine ebraica ... e quindi alla nuova Gerusalemme che discesa dal cielo si sarebbe dovuta insediare ad oriente di "filadelfia" ... - palestina - . Prime predicatrici di questo pensiero furono Masimilla e Priscilla/Prisca).
Il pontefice costituì per contro un ordine diaconale femminile, anche per rispettare riti greci di più antica memoria e con essi salvaguardare il pensiero cristiano. Le sue spoglie sembra siano state dapprima sepolte accanto alle spoglie di Pietro, poi trasportate nelle catacombe di San Callisto, sotto il papato di Sergio II traslate nella chiesa di San Silvestro a Roma. Successivamente da San Silvestro alla chiesa di San Sisto e poi in parte disperse fino a finire a Toledo.
(Autore: Franco Prevato - Fonte Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Sotere, pregate per noi.
*Beato Stefano d’Ungheria - Martire (22 Aprile)
+ 22 aprile 1334
Nella “Chronica XXIV Generalium Ordinis Minorum” si trova inserito un breve testo, intitolato “Passio fr. Stephani de Hungaria in civitate Saray Tartarorum”, che è l’unico documento conservatoci di Stefano.
In esso, l’autore, peraltro anonimo – ma che si richiama alle testimonianze dirette di persone degne di fede presenti al martirio – narra che il francescano, nativo, sembra, da Naggyvarad in Transilvania, rinchiuso “in loco qui S. Iohannes dicitur”, vicino a Saray – identificato dal Golubovich in Selitrenoje in Russia “sulla riva orientale dell’Aktuba, affluente del Volga”, fuggì un giorno dalla detenzione cercando riparo in Saray, dove rinnegò il cattolicesimo, facendosi maomettano.
Pentitosi ben presto dell’apostasia, abiurò la nuava religione, ma venne condannato al rogo.
Spentosi il fuoco due volte miracolosamente, fu ucciso il 22 aprile 1334 con la spada e con lancio di pietre. Sul luogo del martirio avvennero varie guarigioni miracolose.
Stefano è presente, con una certa frequenza nelle fonti francescane come martire; basterà ricordare la “De Conformitate Vitae B. Francisci ad vitam d. Iesu” di Bartolomeo da Pisa, in “Analecta Franciscana”, IV, pp. 333-34; il “Compendium Chronicarum Fratrum Minorum” di Mariano da Firenze; la “Chronica” di Giovanni da Winterthur.
Lo ricorda anche Giacomo delle Marche in un suo sermone “De excellentia Ordinis S. Francisci”. Nel Martirologo Francescano è commemorato al 22 aprile.
(Autore: Edith Pasztor – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Stefano d’Ungheria, pregate per noi.
*San Teodoro il Siceota - Vescovo ed Egumeno (22 Aprile)
San Teodoro il Siceota fu attratto sin da giovane dalla solitudine, scelse uno stile di vita austero e contro la sua volontà fu ordinato vescovo di Anastasiopoli. Chiese allora insistentemente al patriarca di Costantinopoli di poter ritornare nel suo romitaggio.
Etimologia: Teodoro = regalo, dono di Dio, dal greco
Martirologio Romano: Nel villaggio di Sykéon in Galazia, nell’odierna Turchia, San Teodoro vescovo e egúmeno, che, attratto fin dall’infanzia dalla solitudine, scelse un austero tenore di vita e, ordinato suo malgrado vescovo di Anastasiopoli, chiese con insistenza al patriarca di Costantinopoli di poter fare ritorno al suo eremo.
San Teodoro nacque a Sykeon in Galazia (Asia Minore). La madre e la zia gestivano un albergo che fungeva anche da postribolo, sino a quando giunse un cuoco tanto capace nell'attrarre i clienti che le due donne non ebbero fortunatamente più bisogno di guadagnare il loro necessario prostituendosi.
Il cuoco, persona assai devota, incoraggiò anche il giovane Teodoro a frequentare le chiese, gli insegnò a pregare e lo introdusse alla pratica ascetica del digiuno.
Questa sorta di direzione spirituale influenzò non poco Teodoro, che decise di farsi eremita presso Arkea, a circa dodici chilometri da casa, ove visse in una grotta antistante una cappella.
La sua fama di santità attraeva visitatori, che gli attribuirono addirittura il particolare dono dell'esorcismo contro gli spiriti maligni. Onde evitare che la sua fama si diffondesse ulteriormente, preferì ritirarsi sulle montagne e tentare di vivere in una grotta murata, nota soltanto ad un'altra persona, a cui toccò poi ricondurlo fuori in cattiva salute, sporco ed infetto. A soli diciott'anni ricevette l'ordinazione presbiterale, dopodichè si recò pellegrino a Gerusalemme, dove ricevette l'abito monastico.
Al ritorno da tale esperienza, Teodoro inaugurò un nuovo stile di vita estremamente austero, simile a quello degli stiliti, e prese a vivere sopra alcune ceste sospese.
Fu attribuita alla sua intercessione ogni sorta di miracoli, fatto che attirò nuovamente visitatori e discepoli, per i quali si rese necessario organizzare un monastero, un ostello ed una chiesa. Seppur contro la sua volontà, fu eletto vescovo di Anastasiopoli, sede che governò per una decina d'anni, finché ottenne il permesso di rassegnare le dimissioni.
Il suo episcopato fu caratterizzato principalmente da miracoli e prodigi. Non restano notizie di suoi “Acta” episcopali, se non tracce di controversie avute con alcuni villaggi delle tenute diocesane, che erano stati affidati a signori laici che maltrattavano ed opprimevano le popolazioni e Teodoro tentò ammaestrare.
Diede infine le dimissioni per potersi dedicare anima e corpo alla preghiera ed alla cura dei suoi monaci, che durante la sua assenza avevano assunto costumi piuttosto rilassati. Trovò sistemazione presso Elaiopoli, ma fu poi convocato a Costantinopoli per ricevere grandi onori dall'imperatore, cui aveva guarito il figlio.
Trascorse il resto dei suoi giorni in monastero, operando miracoli ed accogliendo i visitatori. Nacque al Cielo nell'anno 613. In tutta la sua vita fu grande devoto di San Giorgio e contribuì alla divulgazione del suo culto.
(Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Teodoro il Siceota, pregate per noi.
*Altri Santi del giorno (22 Aprile)
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Giaculatoria - Santi tutti, pregate per noi.